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Perché Matteo Renzi
Il momento politico che stiamo vivendo in Italia non è un momento come gli altri: stiamo attraversando un periodo di cambiamento, ricco di fermenti che, purtroppo, spesso sfociano nell’antipolitica. E’ ovvio perciò, che se non si vuole cadere in quest’ultima, serve un progetto politico fondato sul cambiamento e sulla comprensione della complessità del momento che stiamo attraversando. Ciò che Matteo Renzi ha in mente va proprio in questa direzione: in primo luogo la volontà di una coalizione costruita intorno al programma del PD, un Partito che così riscoprirebbe la sua naturale vocazione maggioritaria, dopo che la storia recente ha dimostrato che le coalizioni costruite solo per strappare qualche voto in più servono a poco e, soprattutto, durano poco. Importante è anche la necessità di un rinnovamento della classe politica del Centrosinistra: qui non si tratta di allontanare d’autorità qualcuno solo perchè la sua carta d’identità dice che è “vecchio” o perchè siede da troppo tempo in Parlamento, chi ne ha le qualità è il benvenuto a rimanerci a prescindere dall’anzianità anagrafica e di servizio, ma si tratta di prendere atto che abbiamo molti politici che continuano a ricoprire incarichi importanti da anni anche se il loro contributo si è, fatti alla mano, da tempo esaurito. Ma passiamo ai temi più concreti: Matteo Renzi ha chiare più degli altri candidati quali saranno le sfide cruciali della prossima generazione. L’Ambiente, ad esempio, tema che si è ovunque dimostrato cruciale e trattato come marginale dagli altri candidati, ma anche la cultura, tema per anni usato al massimo come specchietto per le allodole ma che può essere una risorsa fondamentale per l’Italia capace anche di portarci fuori dalla crisi, una riforma delle istituzioni, il tutto volto a rendere l’Italia uno Stato veramente liberale, in cui un cittadino non deve essere soffocato dalla burocrazia per poter fare qualsiasi cosa, ma possa, in piena libertà, dare il suo contributo allo Stato ed alla società, facendoli crescere economicamente e non solo. L’Italia sta vivendo una grande sfida, in questo momento. Matteo Renzi questa cosa la ha molto chiara, e sa che se il Paese la perderà, recuperare sarà ancora più arduo e che per vincerla bisogna, in primo luogo, comprendere la complessità del momento.
di Stefano Mentana
Perché Pier Luigi Bersani
Voto Bersani perchè sono convinto che sia la migliore speranza per il nostro Paese, l’unica. E’ la migliore speranza perchè ha già una forte esperienza di governo alle spalle, a livello locale come al livello nazionale; è la migliore speranza perchè è una persona onesta, modesta, sobria, seria e concreta; perchè parla la lingua della verità, perchè in Italia da quando è Segretario del Partito Democratico la Politica ha ricominciato a parlare di Sinistra, Lavoro e dei più deboli. Questo per quanto mi rguarda basterebbe anche a convincere i più a sostenerlo fortemente, già al primo turno ma parliamo di politica, parliamo della sua proposta. Il tema più complesso, riguardo i candidati in campo, è sicuramente quello delle alleanze: c’è chi ripropone di andare “da soli” come volle Veltroni le scorse elezioni, c’è chi vuole ripartire dalla sola coalizione delle primarie (Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista Italiano) e c’è Bersani che crede che questa vada corretta con un’idea di Paese che ha bisogno di tutte quelle forze che vogliono contribuire alla sua crescita economica e democratica, che propone quello, che in altri tempi e modi, ha provato a fare Berlinguer con Moro, un’alleanza tra progressisti e moderati. Un’alleanza matura che deve ambire a governare il nostro Paese e cambiarlo profondamente, l’unica che può farlo fino in fondo. Poi dobiamo bene ragionare su cosa andremo a votare domenica, le primarie sono per scegliere il candidato a Presidente del Consiglio italiano, un uomo o una donna che dovrà rappresentarci nel mondo, a tavoli come quello del G8 e del G20, un uomo o una donna che si ritroveranno a governare un paese che mai si è avvicinato così al baratro, che fino a qualche mese fà rischiava di “finire come la Grecia”. E ripartiamo proprio da qui, dalla scena europea e internazionale: da una parte la scelta di Monti e dall’altra il volere un Europa socialista e progressista. Monti è stata la scelta più difficile che ha dovuto prendere Bersani ma anche quella che ben ci fà capire la sua personalità: sarebbe stato facile alla caduta di Berlusconi chiedere le elezioni, le avrebbe vinte il PD e le avrebbe vinte Bersani ma il Partito tutto e il Segretario in primis hanno anteposto agli interessi particolari quelli generali, quelli dell’Italia e hanno scelto di fare un passo indietro perchè il Paese viene prima di tutto e vincere sulle macerie altrui non avrebbe avuto senso. La caduta di Berlusconi, Monti Premier sono state frutto dell’azione parlamentare del PD, del PD tutto e di Bersani, la migliore proposta anche per superare Monti non poteva che venire da noi, dicevamo “con Monti, oltre Monti” e quindi ora le nostre parole d’ordine, quelle di Pierluigi Bersani sono una modifica per quanto forte, all’azione portata avanti dall’attuale Primo Ministro: più lavoro, più uguaglianza e più diritti. Tre semplici ma allo stesso tempo fondamentali parole che danno il tratto dell’azione che sarà portata avanti una volta al governo, un cambiamento radicale ma che sarà portato avanti gradualmente. Europa è un’altra parola molto importante nel vocabolario di Bersani, lo è soprattutto per noi giovani ragazzi del Partito che scegliamo di votare Bersani domenica 25 novembre, perchè per noi l’Europa è un’altra speranza, è la possibilità di non venire schiacciati dalle imponenti economie che ci circondano, è una garanzia di protezione dalla Finanza da parte della Politica, è un’idea che portiamo avanti da tempo, è quello che abbiamo visto fare a Hollande e che sarà capace di portare in campo in Itlia Bersani.
Di Guido Staffieri